Ripercorriamo la storia del Messina 2004/2005, il piccolo grande capolavoro di Mutti, capace di posizionarsi al 7° posto al primo anno in A.


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La favola Messina 2004/2005: da neopromossa a protagonista in A

Tempi duri per gli amanti del pallone siciliano. Nessuna squadra isolana figura in Serie A e, ad eccezione del Palermo, tutte navigano tra le tempestose acque di Serie C e Serie D. Proprio nel girone C di serie C milita l’ACR Messina, quella che un tempo era il Football Club Messina Peloro e che, nella stagione 2004/2005, fu capace di scrivere una delle pagine più belle per chi ama questo sport e non solo sulla riva sinistra dello Stretto.



La compagine guidata da Bortolo Mutti in panchina e da giocatori come Storari, Parisi, Di Napoli sul rettangolo verde, visse la favola che ogni neopromossa avrebbe voluto vivere: mettere in ginocchio quasi tutte le big del calcio italiano – non solo dal punto di vista del risultato, ma anche sotto il profilo della tattica e del gioco – e arrivare addirittura settima in classifica, sfiorando una storica qualificazione in Europa (la squadra si guadagnò sul campo l’accesso alla Coppa Intertoto ma non ottenne la licenza per parteciparvi). Mica male per una società alla prima esperienza nella massima serie dopo quasi quarant’anni!

Il ritorno in Serie A del Messina

Quale migliore occasione per salutare il vecchio Giovanni Celeste? I giallorossi, infatti, disputano il loro ultimo incontro ufficiale presso l’impianto che verrà presto sostituito dal nuovo San Filippo battendo per 3-0 il Como grazie ad una doppietta di Arturo Di Napoli e ad una rete di Alessandro Parisi, terzino con il vizio del gol, conquistando così la promozione in Serie A. È il 5 giugno 2004 e sono ormai passati trentanove anni dall’ultima esperienza dei peloritani nella massima serie.



Il Messina, dunque, torna tra i grandi e si presenta ai nastri di partenza del campionato – per la prima volta a venti squadre dopo oltre mezzo secolo per via del “caso Catania” – con una rosa composta da molti degli artefici della promozione a cui si aggiungono nuovi acquisti di spessore.

Dal calciomercato arrivano Riccardo Zampagna, Massimo Donati (in prestito dal Milan), il serbo Ivica Iliev, il greco Dimitrios Eleftheropoulos e il giapponese Atsushi Yanagisawa. Per quest’ultimo, in particolare, sono moltissime le attenzioni da parte del presidente Franza: l’obiettivo, non tanto velato, è quello di una tournée giallorossa nel Paese del Sol Levante. Il Messina, dunque, vola all’ombra del monte Fuji con il suo samurai “fatto in casa”.



Gli esperti etichettano il collettivo con la consueta formula di “squadra materasso”. Ma i ragazzi di Mutti ribaltano il pronostico sulla carta, affrancandosi ben presto dall’etichetta e rivelandosi come rivelazione del campionato. Un’ulteriore spinta nell’economia giallorossa si materializza anche grazie al contributo dei tifosi che popolano gli spalti del nuovissimo stadio San Filippo, il più grande impianto della Sicilia. I messinesi accorrono in massa a sostegno della propria squadra: oltre 28.000 abbonati per una struttura che dispone di circa 38.000 posti e che nella partita contro la Juventus registrerà oltre quarantamila presenze.

L’inizio di stagione da urlo

Il Messina inizia il campionato in trasferta, impattando 0-0 contro il Parma. Un pareggio a reti bianche, probabile e giustificato figlio dell’emozione. D’altronde, ci si esibisce sul più prestigioso palcoscenico d’Italia dopo tanti anni. Dopo il battesimo del fuoco del Tardini, infatti, il calendario propone un doppio impegno gravoso nell’economia della corsa alla salvezza: si passa per le forche caudine di Roma e Milan, rispettivamente vicecampioni e campioni d’Italia. Gli eroi della promozione se la vedranno con mostri sacri come Totti e Montella prima, Maldini e Shevchenko poi.



Il 19 settembre 2004, però, avviene il miracolo: la gara contro i capitolini segna l’esordio in casa e sull’altalena delle emozioni vien fuori un pirotecnico 4-3, ancora impresso nella memoria di ogni supporter messinese. Alla tripletta di uno scatenato Aeroplanino, il Messina non si perde d’animo e risponde con quattro squilli: il primo centro arriva grazie ad un calcio di rigore di Alessandro Parisi, il Roberto Carlos dello Stretto; poi ecco il tap-in vincente dell’idolo di casa, l’amatissimo capitan Sullo; il 3-3 vien segnato di rapina da Domenico Giampà – assoluto protagonista di quella gara e della successiva coi rossoneri – e rappresenta il preludio al sublime pallonetto di Zampagna, smarcato abilmente da Iliev. È l’apoteosi giallorossa che fa felice tutta la Sicilia.



Neanche il tempo di metabolizzare l’impresa che una settimana dopo il Messina è di scena alla Scala del Calcio contro i campioni d’Italia in carica. Dall’isola partono in tantissimi per assistere al match di San Siro. Mutti schiera una formazione con molta sostanza, con l’obiettivo di colpire il Diavolo in contropiede. Tuttavia, è il Milan con Pippo Pancaro a bucare la porta di Storari. Il vantaggio rossonero scuote il gruppo peloritano che in cinque minuti ribalta la partita. Ancora grazie a quei due, Giampà e Zampagna – in tuffo su cross di Parisi, tanto per cambiare –, che regalano una vittoria da iscrivere negli annali ai siciliani, oltre alla certificazione della metamorfosi da formazione Cenerentola a Reginetta del torneo.

Il Messina siede fra le grandi

Ovviamente non di sola gloria si vive al San Filippo. Certo, la partenza sprint dopo cinque giornate porta i siciliani alle spalle della Juventus, dominatrice del torneo, ma la squadra di Mutti nel corso della stagione vive momenti di fisiologico appannamento. Il Lecce schianta i peloritani davanti al pubblico amico con quattro reti, mentre il ritorno a San Siro, questa volta con l’Inter, viene salutato con cinque salve di cannone nerazzurre.

Completato il periodo di assestamento che coincide con il termine del girone d’andata, durante la sessione invernale del mercato la banda di Mutti abbraccia due nuovi elementi d’esperienza come Cristante e D’Agostino. Prima del giro di boa, Di Napoli & Co. trovano la grande soddisfazione di sconfiggere i cugini della Reggina. Impresa replicata anche nella fase di ritorno, durante la quale si vendicano anche dell’Inter fra le mura amiche.



Contro gli amaranto, in occasione del match d’andata, il Messina si aggiudica la sfida in soli quattro minuti, grazie ad una delle sporadiche prestazioni incisive in Italia di Yanagisawa: Atsushi confeziona l’assist per il 2-1 di Re Arturo Di Napoli, mentre nella gara di ritorno il Messina si impone nuovamente sui ragazzi di mister Mazzari, questa volta al Granillo, grazie ad uno 0-2 che fa registrare il primo gol in Serie A di Gaetano D’Agostino, oltre al timbro dell’altro neo-acquisto Cristante.



Assurge ai canoni della memorabilità anche il successo contro l’Inter. In occasione della vigilia del sessantesimo anniversario della Festa della Liberazione, il Messina si disfa di un fardello che porta con sé da ben 105 anni: si tratta del primo successo assoluto contro la Beneamata che, a tratti, assume i caratteri dell’epicità, visto il modo in cui si dipanano gli eventi. Dopo la rete del vantaggio del Jardinero Cruz, ci pensa Di Napoli a poggiare il primo mattoncino della rimonta, a cui fa seguito l’acuto del brasiliano Rafael che fa esplodere il San Filippo poco prima del triplice fischio finale.

Tra alti e bassi, tra imprese e scivoloni, alla fine dell’anno il Messina si posiziona al settimo posto, proprio ai margini della zona UEFA. Sarà il piccolo, grande capolavoro di Mutti che, proprio in riva allo Stretto, visse la miglior stagione della sua carriera.

milan messina 1-2

Edward Margarone

Edward Agrippino Margarone nasce nell'estate di Italia '90. Cresce a Mineo dove due grandi passioni cominciano a stregarlo: lo sport e la musica. Giornalista e laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, ha coordinato diverse redazioni prima di fondare SiciliaLive. In pianta stabile a Catania, il suo nome è sinonimo di concerto: se andate a un live, con ogni probabilità, lo trovate lì da qualche parte.

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